Lessico
Padre
Giovanni Rinaldi
dei Chierici Regolari Somaschi
Due suoi amabilissimi colleghi gli fanno compagnia
Sono già trascorsi dieci lustri da quando conobbi Padre Giovanni Rinaldi. Era l'inizio di ottobre del 1956 quando ebbi la fortuna di mettere piede per la prima volta nel Collegio Emiliani di Genova Nervi, pochi giorni prima che l'Unione Sovietica smorzasse nel sangue le frenesie degli Ungheresi contro il regime dispotico di Mátyás Rákosi. Di questo ennesimo atto d'amore tra esseri umani - di cui è costellata la storia - ricordo come fosse adesso il titolo in prima pagina di non so più quale quotidiano.
Ma nel 1956 non credo di aver incrociato Padre Rinaldi in chiesa o nei corridoi del collegio e neppure sulla splendida terrazza a mare. Come negli anni a venire, era spesso assente in tutt'altre faccende affaccendato. Una cosa è certa: per Natale del 1957 mi fece dono di un libro che ogni tanto consulto quando non so più dove sbattere la testa. Si tratta di Secoli sul mondo (Marietti, 1957) che infatti a distanza di decenni si è rivelato assai utile durante le ricerche sul diluvio universale che ho riversato nel mio trattato di genetica del pollo. Come recita il prologo, Secoli sul mondo fu richiesto a Padre Rinaldi dallo stesso editore Marietti come introduzione ai problemi della scienza biblica.
Era alquanto difficile non farsi avvincere dalla sua personalità semplice e schiva: era un puro. Divenni il capoccia di quella piccola schiera di chierichetti che con grande diletto collaboravano alla celebrazione della sua messa in rito bizantino, per lo più in un altare laterale della chiesa del collegio. Fu un'esperienza unica. La messa veniva celebrata con brani in italiano, altri in greco, altri in arabo e così via. Mi resi conto che Padre Rinaldi proprio non ci teneva alla ieraticità della messa in rito romano, durante la quale il sacerdote faceva vita a sé dilettandosi dell'ormai incomprensibile latino, mentre il fedele colloquiava con Dio, magari in dialetto.
Ripensando a quegli anni, forse solo adesso comprendo una cosa assai preziosa. Padre Rinaldi aveva fiducia in me e mi stimava: mi lasciava infatti la chiave della sua stanza dove potevo studiare se ero stufo di giocare coi compagni, interrompendo di tanto in tanto la tensione cerebrale con qualche gustoso caffè che mi preparavo con la Moka da una tazza. E lì, in quella stanza affacciata sulla terrazza a mare, e che sembrava più a una biblioteca dove letto e scrivania ci stavano alquanto stretti, ricevetti le prime dritte per lo studio dell'arabo, corroborato da un libro che Padre Rinaldi mi regalò e che ancora conservo. Lì perfezionai anche la mia pronuncia del greco antico secondo la parlata moderna come era usato nella messa in rito bizantino. Tentai di imitare Padre Rinaldi circa la scrittura cuneiforme nella quale mi pare fosse autodidatta. Ma non osai più di tanto, ben conscio che i troppi troppo stroppiano.
Dopo aver conseguito la maturità classica mi iscrissi a medicina. Ma i contatti col mio Maestro continuarono, tanto che una volta venne a Valenza per celebrare in Duomo la messa in rito bizantino durante la settimana dedicata all'unità delle Chiese. Fu un trionfo.
Chiudo questa carrellata con una cosa che mi è difficile tacere. Accadeva raramente che la messa domenicale per i collegiali venisse celebrata da lui. Ma giuro, avrei voluto che tutte le omelie domenicali fossero sue. Infatti Padre Rinaldi non stava a rigirarla su questo o quello o quell'altro. Lui commentava il Vangelo facendoti vivere con Cristo. Sentivi la polvere sollevarsi dall'arida terra, vedevi le piante e i fiori della Palestina, seguivi il volo degli uccelli, ti beavi ai raggi del sole. In parole povere: era in grado di farti fare un transfert che nessun ministro di Dio è mai riuscito a farmi fare. E non solo a me. Anche i miei compagni uscivano dalla messa incantati.
Valenza - Mercoledì 16 maggio 2007
Carissimo Elio
Ho sempre pensato che dietro a Elio dovesse esserci una guida formativa eccezionale. Hai avuto l'enorme fortuna di "sentirla" questa figura al tuo fianco e soprattutto di seguirne gli insegnamenti che sicuramente ti sono stati infusi in abbondanza ma specialmente in profondità. Probabilmente si è stabilita tra voi quella comunione di spirito che ha generato dalla radice, con la reciproca compenetrazione, quello che sei stato e che sei tuttora. Se, come accade a tutti, anche tu hai qualche "spigolo", ciò è un frutto tuo personale, è il contrasto tra come vorresti che fossero le cose che ti circondano e la realtà che non è mai, o quasi mai, consona alle aspettative.
Ringrazia Dio, o chi per esso, di aver fatto incrociare le vostre sfere spirituali. Sul tuo "insieme" ha lasciato la sua traccia. Che tu ne sia conscio trapela anche dal tuo modo di scriverne in apertura di questa pagina. Mi complimento con te per questa aggiunta e ti elogio per il modo col quale l'hai realizzata.
Ti abbraccio forte
Milano – Martedì 22 maggio 2007
Padre
Giovanni Rinaldi insignisce Elio Corti
con la medaglia d'oro per l'anno scolastico 1958-59
Teatro del Collegio Emiliani
Genova Nervi
Al
centro Padre Rinaldi e Elio Corti
a sinistra Padre Franco Mazzarello e Alessandro Bellini
a destra Riccardo Ivaldi oggi notaio a Milano
ed Enzo Tabucchi oggi ingegnere a Valenza
Padre
Franco Mazzarello
nato a Costigliole d'Asti (AT) il 5 settembre 1913
morto ad Aosta il 25 ottobre 1995
Padre
Giovanni Rinaldi crs
dei Chierici Regolari Somaschi
Trinità
(CN) 26 settembre 1906
Genova Nervi 6 giugno 1994
Riposa in pace nel cimitero di Trinità
Un
sentito grazie per la collaborazione
a Padre Mario Ronchetti
Curriculum vitae
30.10.1922: a Roma, professione semplice
28.06.1929: a Cherasco, professione solenne
19.04.1930: ad Asti, ordinazione sacerdotale
1931: laurea in teologia
1934: laurea
in lettere classiche
Insegnante a Cherasco, insegnante e preside a Nervi e a Como
Dal 1948: docente
di Ebraico e lingue semitiche comparate all’università Cattolica di Milano;
docente della stessa e di altre discipline nelle università di Genova, Pavia,
Trieste e Udine;
preside della Facoltà di Magistero e poi di Scienze politiche all’università
di Trieste (fino al 1981)
1959: fonda la rivista Bibbia e Oriente e ne è il direttore fino al 1982
1965: è nominato dal Papa Paolo VI Consultore della Pontificia Commissione per gli studi biblici
Dall'omelia
funebre
di Padre Giuseppe Oddone
Nella fervida e molteplice attività intellettuale del Padre Rinaldi una linea diventava emergente ed era la sua passione per la Bibbia, per l’ebraico, per le lingue semitiche antiche. La conoscenza della Bibbia fu veramente il tesoro per cui vendette tutti gli altri suoi averi, la perla preziosa che comprò a prezzo di tutte le sue fatiche. Davvero divenne, come dice il Vangelo, uno “scriba”, un “discepolo del regno dei cieli, che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
Per tutti i suoi studenti fu un maestro di vita, di metodo scientifico, di dialogo con i non credenti, gli ebrei, gli arabi, i cristiani d’Oriente; conciliò il rigore della ricerca con la luce e la forza della fede per rendere un servizio alla cultura e alla Chiesa.
La fama internazionale di Padre Rinaldi è soprattutto legata alla rivista Bibbia e Oriente che fondò nel 1959 e che diresse fino agli inizi degli anni ottanta, facendosi apprezzare per il suo rigore scientifico e per le “note linguistiche”, nelle quali spesso proponeva nuove originali interpretazioni di parole ed espressioni bibliche.
Amò la Chiesa, amò così profondamente l'Oriente cristiano e la sua liturgia, tanto che per concessione personale passò dal rito latino al rito bizantino, ... si occupò di problemi ecumenici, molte volte andò per motivi di studio in Terra Santa ... Per Padre Rinaldi leggere Ia Bibbia e pregare con essa era un processo conoscitivo, un ricomporre in unità e profondità ciò che la Parola di Dio ha frantumato in tante raffigurazioni, in tanti sentimenti, in tanti messaggi. Ora in Dio egli placa tutta la sua tensione conoscitiva, la brama di raggiungere, apprendere, afferrare con l’intelletto e con l'amore la realtà profonda dell’essere.
Alle
origini di Bibbia e Oriente
Ispirazione e critica letteraria
Giovanni Rinaldi crs
- Milano
Tra i risultati più importanti della critica letteraria della Bibbia vi è il riconoscimento di passi che l’autore sacro ha incorporato nella sua esposizione (critica interna) e di analogie tra la Bibbia e testi di altre letterature (comparazione). Nel primo caso sono specialmente dei documenti, spesso a carattere di elenchi: tavole genealogiche, località (Giosuè), i “trenta” di Davide (2 Sam. 23,24ss.); nei libri dopo l’esilio elenchi di rimpatriati, contribuenti, ecc. L’autore del libro “facendo suo” il documento, anche se non lo dice, ne garantisce la veridicità. All’altro caso appartengono le segnalazioni di tratti comuni di una certa estensione tra Bibbia e testi orientali. Esempi significativi: l’incontro di intere proposizioni del Salmo 104 con la celebrazione del dio solare di Amenofis IV e di importanti espressioni del vaticinio dell’Emanuele in Isaia 7,14 con un testo (celebrativo-rituale?) di Ugarit. Il primo dice: Ecco la vergine sarà incinta e partorirà un figlio; il secondo: Ecco la donzella partorirà un figlio.
Questo e numerosi altri simili esempi del Vecchio e Nuovo Testamento (Qumran) ripropongono continuamente al commentatore e al lettore della Bibbia il problema del loro accordo con l’ispirazione. È da ricordare che ispirazione non vuol dire rivelazione di cose ignote, in parole prima non usate, ma cooperazione divino-umana e garanzia di verità. La parte umana in questa cooperazione è sensibile nella scelta delle parole, frasi e più vasti schemi espressivi e figurativi, sia che la composizione celebri Dio, sia che contenga un vaticinio. La distinzione del segno, o mezzo espressivo del pensiero, in parole, frasi e discorsi, difficilissima in sede di pura glottologia, è impossibile nel problema dell’ispirazione dei testi biblici. Nel caso d’Isaia-Ugarit la traduzione diversa del soggetto (vergine-donzella), certamente esatta per ognuno dei due contesti - che sarebbe lungo esaminare - indica il diverso spirito e valore delle due frasi e la limitazione dell’“incontro” a un particolare affatto esteriore.
Nei casi accennati e altri si osserva inoltre l’assunzione nella Bibbia, opera di solitari (gli ispirati), di elementi della cultura e mentalità popolare, che non è strano trovare ambientati nella vita del tempo.
Giovanni
Rinaldi scrisse queste parole nel 1984,
in occasione del XXV di fondazione di Bibbia e Oriente
[...] Certo riandare con la memoria a 25 anni fa, rivedere gli avvenimenti, le persone che collaborarono, mi incoraggiarono, in vari modi mi appoggiarono sarebbe bello per me e anche proficuo. Avrei modo di rinnovare i miei sentimenti di riconoscenza per tante persone a cui sono in debito di gratitudine, alcune già passate in quel mondo, in cui ogni bene ha la sua mercede, altre tuttora vive e attive nel culto della Bibbia e dell’antichità orientale.
Erano giovani studenti universitari quelli che a Milano negli "anni cinquanta", organizzati in "gruppo biblico", si radunavano ogni quindici giorni per ascoltare la lettura di una pagina della Sacra Scrittura, seguita da pensieri di spiegazione e riflessione, da uno stesso di loro preparati e riferiti a comune istruzione ed edificazione. In quel gruppo nacque l’idea di una pubblicazione, che, periodicamente (allora si pensava ogni due mesi) offrisse materia di studio della Bibbia e del mondo orientale, materia presentata da esegeti, linguisti, archeologi.
L’idea non andò perduta: i giovani stessi si offrirono ad assumere le informazioni sul da farsi, là dove si presumeva che persone competenti potessero fare da guida: col primo bimestre del '59 si partì. Amici biblisti e orientalisti, invitati, onorarono la modesta pubblicazione con scritti, che le procurarono consensi e abbonati.
[...] Non chiedo di meglio che una forza vitale per Bibbia e Oriente, che dia continuità alla sua azione benefica e una vitalità anche a voi, che ora la tenete in vita e curate, una vitalità per cui, allo scadere del prossimo venticinquennio, e oltre, possiate voi riguardando il cammino percorso ringraziare, come faccio ora, per questo XXV, ringraziare il Signore e volgere un grato pensiero a tutti i collaboratori e lettori che seguono la rivista nelle diverse parti del mondo.
Padre Giovanni Rinaldi
“Alle
origini di ‘Bibbia e Oriente’ nel XXV di fondazione”
Bibbia e Oriente, XXV, 1983, p. 256
Sardini Editrice Centro Studi
Trinità trae la propria denominazione da un antico monastero, ora scomparso, intitolato alla Santissima Trinità e a San Michele Arcangelo (Ecclesia Sancte Trinitatis et beati arcangeli Michaelis, quae sita videtur esse juxta rivum qui dicitur ad Viculas, non longe a castello Sancti Albani) situato non lontano dal castello di Sant'Albano, due km appena, comune con quale costituiva un'unica entità, pur disponendo ognuno dei due nuclei di lingua e costumi affatto diversi.
Trinità ha origini antiche che risalgono al secolo XI: è all'inizio un villaggio che si forma intorno a un insediamento monastico della Santa Trinità e di San Michele Arcangelo, "situata presso il rio Veglia, non lontano dal castello di Sant'Albano". La prima attestazione in questo senso è del 1008, nelle antiche carte della Chiesa di Asti. Tale riferimento storico è emerso di recente, approfondendo gli studi sulle origini del paese fissate prima nel 1096. Data quest'ultima che portò alle celebrazioni nel 1996 (19 e 20 Ottobre) dei 900 anni di storia del paese. Come località è espressamente citata in una bolla di Urbano III del 1186 ("ecclesia de Trinitate") e nel 1234 è indicata come "Villa de Trinitate".
Le vicende più antiche s'intrecciano con quelle di Sant'Albano, luogo fortificato (castrum): tra le due località esisteva l'abitato di San Massimo, insediamento che venne abbandonato nella seconda metà del secolo XIII per ragioni di difesa. A quell'epoca risale la costruzione del castello di Trinità sul sito del precedente monastero.
Legata anche amministrativamente ai Vescovi di Asti, la Trinità ebbe poi dal secolo XIV il dominio dei marchesi del Monferrato e dei principi di Acaja, per passare tra i possessi dei Savoia con Amedeo VIII. Nel 1412 fu assegnata in feudo al conte Lodovico Costa, che era anche Signore di Bene e di Carrù.
Nel 1554, all'epoca della guerra tra Francesco I di Francia e l'imperatore Carlo V, Trinità ebbe a subire la devastazione del suo territorio e la distruzione del castello e dell'intero abitato da parte delle truppe francesi. I trinitesi - denominati da allora "brusatà" - ottennero nel 1561 particolari riconoscimenti da Emanuele Filiberto per la loro provata fedeltà alla Casa Savoia: il duca assegnò al Comune lo stemma e concesse vari privilegi ed esenzioni.
La storia del paese è in seguito segnata dalle guerre del Piemonte con la Francia, dalle crisi economiche e sociali per le pestilenze, dalle drastiche riduzioni della popolazione e dalla ripresa con nuove immigrazioni; ed è anche segnata dalla grande dignità di un popolo tenace, capace di rinnovarsi e di ricostruire.
Nel Settecento, epoca anch'essa di grandi prove, la comunità ricostruì la sua chiesa e ingrandì l'antico Ospedale che esisteva già da secoli.
L'Ottocento fu stagione di particolare qualità con uomini di valore e di ingegno, in tanti campi della vita civile, religiosa, culturale e sociale.
Durante la guerra di liberazione, Trinità visse un vero calvario di sofferenze: il 23 luglio 1944, a ribadire l'antico appellativo di "brusatà", il paese fu incendiato dai tedeschi: 90 abitazioni furono date alle fiamme.
Padre
Giovanni Rinaldi
(1906-1994)
Della Congregazione dei Somaschi, ordinato sacerdote nel 1930; insegnante di latino greco e matematica; laureato in teologia nel 1931 e in lettere classiche nel 1934; preside al Collegio Gallio di Como e al Collegio Emiliani di Genova Nervi. Biblista insigne e fine studioso di lingue orientali antiche. Iniziò nel dopoguerra la carriera universitaria: docente di Ebraico e lingue semitiche e di Assirologia alla Cattolica di Milano, Genova, Pavia, Trieste e Udine, e infine preside della facoltà di Magistero a Trieste fino al 1981; direttore della rivista Bibbia e Oriente. Nominato nel 1965 da Papa Paolo VI Consultore della Pontificia Commissione per gli studi biblici.
www.comune.trinita.cn.it
Portale
del palazzo reale di Mari - II millennio aC - antica città sul medio Eufrate
odierna Tell Hariri in Siria presso il confine iracheno
Due
amabilissimi colleghi di Padre Giovanni Rinaldi
assai cari anche a Elio Corti
Padre
Guglielmo Quaglia
deceduto il 9 agosto 2007
Padre
Pierino Moreno
deceduto l'11 novembre 2009